La sconfitta di Caserta riaccende le paure

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Che fosse difficile lo sapevamo alla vigilia. Il Lecce stava attraversando il momento più complicato del campionato, il pareggio di giovedì contro una modesta Fidelis Andria era più di un campanello d’allarme. Al contrario la Casertana, nonostante la sconfitta di Reggio, era reduce da un’ottima striscia, in controtendenza rispetto al difficile avvio di campionato.

Non immaginavamo invece che sarebbe stata una disfatta, senza un tiro nello specchio in 90 minuti di gioco, nonostante tutte le bocche di fuoco schierate da Liverani nel tentativo, apparso un po’ disperato, di raddrizzare una partita che il Lecce non è sembrato mai in grado di risolvere a proprio vantaggio.

Ben 800 tifosi giallorossi avevano raggiunto la squadra nella prima trasferta libera dopo tante settimane, ma neanche la spinta della curva è servita a cambiare l’inerzia di una partita in cui la squadra è sembrata stanca (tre giornate in 7 giorni pesano), ma soprattutto senza un’idea e sembra aver smarrito la propria identità.

Rimane la consolazione di essere ancora primi, anche se ora bisogna guardarsi le spalle da ben due squadre, per cui non sono più possibili rallentamenti perché ogni passo falso sarebbe deleterio. E purtroppo questo non è un bene, perché il Lecce aveva dei bonus da giocare, ma li ha dilapidati tutti nell’ultimo mese. Ora per chi insegue sono aumentate le speranze, da mercoledì pomeriggio la situazione psicologica è ribaltata e in molti tifosi è subentrata la paura per quanto vissuto fin troppo spesso negli ultimi anni.

È inutile nascondere le difficoltà della squadra, non serve a nulla, bisogna riconoscerle per poterle superare. Purtroppo da gennaio ad oggi è successo qualcosa nella squadra e nell’allenatore che ha rotto gli equilibri creatisi, la squadra segna poco e crea meno. Se da una parte Saraniti ha portato un bottino personale di 4 gol, l’attacco sembra averne risentito, segnando appena 11 gol in 10 partite, uno appena più del Catanzaro quartultimo. E il tanto atteso trequartista non è arrivato, perché Tabanelli anche oggi ha dimostrato di non essere l’uomo giusto per rifornire le punte, anzi sembra essersi ritrovato là per caso.

Per quanto la situazione si sia fatta più complicata, resta la certezza che questa squadra ha dentro di se le qualità per vincere le prossime e mantenere, fino alla fine, quel primo posto che ha meritatamente occupato per quasi tutto il campionato. Si spera che Liverani sappia anche tirar fuori dai calciatori tutte le energie fisiche e mentali residue, per affrontare al meglio lo sprint finale e che lui stesso esca da quello stato di confusione in cui è caduto, che fino a pochi mesi fa non gli apparteneva. E speriamo anche che sappia infondere nella squadra quella serenità che a suo parere è mancante, perché se tra i tifosi la paura è comprensibile, la squadra non deve farsi prendere dal panico.

Purtroppo, come sempre accade in queste circostanze, qualcuno vuole scaricare sull’ambiente le difficoltà della squadra, ma, mai come quest’anno, la tifoseria è stata vicina alla squadra anche sostenendo nelle difficoltà e incitando dopo le sconfitte, per cui non si cerchi nei mugugni della tifoseria, per le strade o sui social, la causa della crisi. In un ambiente caldo ci stanno anche le critiche e i dissensi, non solo gli elogi e i consensi. Ma in  campo, non dimentichiamolo mai, non ci vanno i tifosi, ma i calciatori. E sabato prossimo, come in ogni partita, non mancherà l’incitamento.

Se i giocatori soffrono le critiche, o sono influenzabili dalle paure della tifoseria, lascino stare social, giornali on line e qualunque altro media, fino all’ultima giornata, per potersi concentrare sull’obiettivo, spinti in campo dai cori della curva e dalla voglia di non perdere ciò che hanno finora saputo meritare.  Saranno loro a spegnere le paure più o meno motivate dei sostenitori giallorossi.

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